lunedì 12 agosto 2019

E tu, riesci a portarla la tua croce?


La croce è un simbolo meraviglioso perché unisce l'energia del Cielo alla Terra, è l'unione dell'energia divina con quella umana, che ci da la possibilità di risvegliarci da un illusione che dura ormai da millenni. E' davvero un simbolo potente, ma purtroppo per via del passato e di tutti gli errori commessi dalla chiesa, tanti di noi sono diventati allergici ai crocifissi e alla simbologia cristiana.

Solo per fare un esempio...

Quante volte abbiamo sentito ripetutamente queste parole nel contesto cristiano-religioso:

"Devi portare la tua croce ed offrire le tue pene al Signore" 

e quante volte abbiamo mal interpretato parole che abbiamo sempre e solo interpretato mentalmente, parole che invece potrebbero celare un significato davvero profondo.

Ad esempio...


Luca 9:23-27



23 Diceva poi a tutti: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. 24 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà. 25 Infatti, che serve all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde o rovina se stesso? ...

"Devi portare la croce di Cristo" ci hanno sempre detto, e noi come al solito abbiamo interpretato, ed ovviamente male. Così per almeno duemila anni ci siamo convinti che dovevamo soffrire e portare la nostra croce seguendo le orme di Gesù per accedere al Regno dei Cieli, offrendo a lui nostre pene perché sicuramente ci avrebbe salvato.


Se tali pene non sparivano (e cioè se non venivano ben controllate e nascoste) poteva soltanto significare che dovevamo portare la croce ancora per un pò, addirittura con onore, perché semplicemente eravamo messi a dura prova.



Seguendo queste credenze (credenze che ovviamente abbiamo ereditato collettivamente, pur attaccando e giudicando la chiesa e pur essendo atei), quante sofferenze abbiamo portato con onore?

E quante ne abbiamo represse?


E se questa interpretazione fosse pienamente errata? E se pur non sostenendo tale pensiero ci credessimo ancora inconsciamente?



Portiamo un attimo attenzione a noi stessi, piuttosto che cercare il colpevole fuori, in questo caso ovviamente la chiesa.



E dunque chiesa o non chiesa, bibbia o non bibbia, proviamo a prendere in considerazione un altro possibile significato piuttosto che continuare a condannare la Chiesa per i suoi errori, (anche preda della mente umana tra l'altro)



E se portare la nostra croce significasse semplicemente di attraversare il dolore fino in fondo? accogliendolo ed accettandolo come verità del momento?


E se non fossimo chiamati a sopportarlo e a passarci sopra o dare tempo al tempo per farlo sparire o assopire, ma fossimo piuttosto invitati ad accoglierlo pienamente? (piuttosto che sopportarlo con onore come fosse un fardello (=premio)?

E se portare la propria croce significasse assumersi la responsabilità di incontrare il proprio dolore senza chiedere a Dio o ad un altro salvatore di prendersene cura per noi?


E se rinunciare a noi stessi significasse di rinunciare al ruolo che difendiamo continuando a raccontare sempre le storie del passato?



Non credo affatto che Dio ci possa chiedere di soffrire per poter accedere al suo Regno, per due semplici ragioni: La prima perché Dio è Amore ed abbondanza, e la seconda perché facciamo già parte del Regno al quale stiamo cercando di accedere, e chiedendoci di rinunciare a noi stessi, credo che ci stia invitando a rinunciare al nostro ego. 



Per salvare la nostra vita e poter tornare a casa dunque, non dobbiamo portare nessun fardello e soprattutto non dobbiamo portarlo con onore, dobbiamo solo accogliere la sofferenza e farlo con amore. 

Perché la sofferenza che respingiamo, non è altro che un forte richiamo di Dio che ci invita a tornare a casa, abbracciando una resa totale, perché senza Dio (o se preferisci Spirito) non siamo nessuno!
Veniamo semplicemente invitati a scoprire la verità delle illusioni dietro le quali ci nascondiamo alla perfezione, ma non possiamo riuscirci se rimaniamo focalizzati su questa vita terrena cercando di vivere felici e di realizzare tutti i nostri desideri personali, e a tal proposito vorrei riportare un altro passaggio sopra citato, sempre parte dello stesso versetto. 

Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà =


Magari potrebbe significare:



Se vorrai salvare la tua vita, cambiandola e trasformandola secondo i tuoi desideri, perderai la verità che sei, perché in questo assiduo controllo la verità non la puoi incontrare.

Se invece rinunci alla tua vita come ego per ricongiungerti allo Spirito che non rincorre desideri prettamente personali atti a nutrire l'ego, ti salverai, nel senso che ti risveglierai da questa illusione che dura ormai da millenni.

e per concludere un altro passaggio:

Infatti, che serve all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde o rovina se stesso? ... 

E questo pensa sia abbastanza chiaro.

Ascolta la chiamata, abbraccia la resa, abbandona il controllo. Unisciti a Dio e permetti all'energia Cristica di discendere sulla terra al fine che tu possa poi trasmetterla al mondo intero. Attraversa il tuo dolore con fiducia, perché in questo viaggio non sarai sola, non lo sei mai stata anima... ma per poter percepire l'amore che ti ha sempre accompagnato passo dopo passo, devi per forza aprire il cuore, ed aprire il cuore significa aprirlo anche al dolore. Solo cosi potrai incontrare l'amore vero, l'amore di Dio.

Abbandonati all'amore che sei, non c'é più nessuno da combattere, nulla da dimostrare, nulla da sapere, lasciati cadere con fiducia, lasciati sostenere con amore ed anche tu, come tutti, potrai vivere la resurrezione dell'anima, quella vera. 

Con amore, una semplice riflessione...

Claudia Sapienza

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